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Divani che si dilatano, prendendo possesso del soggiorno; poltrone avvolgenti che sembrano voler risucchiare chi ci si siede per fargli dimenticare la fretta della vita quotidiana; luci che evadono dal loro luogo natio, abbracciano gli ambienti, corrono verso superfici riflettenti per poi spandersi ovunque con un solo obiettivo: ampliare il nostro mondo intimo, oltre che lo spazio fisico. Luce fu.

Ma dovremmo usare un verbo presente, dal momento che è proprio lei ad essere la protagonista assoluta del Salone del Mobile – Milano 2025. Gli specchi, di conseguenza, sono come la luna: brillano di luce riflessa, senza per questo essere meno affascinanti ed evocativi. Al Salone di quest’anno, infatti, gli specchi si presentano come narratori di luce e ombra, portatori di un’istanza favolesca che dura da secoli.

                                                                                                                             

Lo specchio conferisce profondità e mistero. Incastonato in composizioni d’arredo geometriche, ne esalta i lati oscuri, gli spigoli, la durezza delle superfici, creando un gioco intrigante di luci e ombre. Grazie a luci, specchi, elementi dalle linee pulite e minimali un angolo domestico può trasformarsi in un quadro di Mondrian – o in una composizione tanto enigmatica quanto affascinante.

Lo specchio è finestra. Che risucchia lo spazio e lo restituisce raddoppiato, in un gioco continuo di punti di vista amplificati. Evoca la doppiezza portata in scena da film come La verità nascosta, il cui protagonista è uno specchio che è quello che sembra e anche di più; ma anche l’ambiguità della superficie riflettente che siamo abituati a vedere in qualsiasi film poliziesco. Solo che, in questo caso, la tendina non può essere chiusa e il nostro sguardo continuerà a puntarci gli occhi addosso. Conturbante e affascinante insieme.

Lo specchio è gioco. E come tutti i giochi – specialmente quelli dei bambini – la sua volontà è quella di spargersi per tutta la casa. Chi dice che uno specchio debba necessariamente stare appeso da qualche parte? Uno specchio, seguendo un flusso di pensiero un po’ dadaista un po’ kitsch, può essere qualsiasi cosa, anche un ghepardo. Ed è questo il caso: la sua luce si polverizza e, sotto forma di piccoli atomi luccicanti, assume forme nuove, che macchiano l’ambiente. Sotto lo sguardo scintillante e soddisfatto di questo felino la stanza si trasforma in un dipinto puntinista. Interessante, no?

Lo specchio è punto in cui converge lo sguardo. Accompagnato da uno stormo brulicante di farfalle di vetro o da un vortice di molle luce bianca, poco importa. Quando qualcuno entra nella stanza è lì che guarda, dentro lo specchio e dentro di sé. Del resto l’abbiamo detto, lo specchio racconta da sempre favole piene di luci e ombre: quando ci chiede di guardare diventiamo due cose insieme, spettatori e personaggi della storia.